L’invito del Parroco di Gratteri pro tempore di affidarsi alla protezione dell’Immacolata nella triste vicenda che stiamo vivendo, ha richiamato alla mia mente il riferimento di Carmine Papa alla Madre Celeste, sotto il titolo di Immacolata per l’appunto, nell’ode – di cui ho scritto non molto tempo fa – attinente a “Lu colera di lu 1837” – nella quale il poeta contadino (o zappatore come soleva egli stesso denominarsi) sottolinea come sia stato proprio l’intervento della Vergine a far ritirare la sentenza di condanna per il popolo peccatore.
Dopo che «Un jornu già nisciemmu ‘n pinitenza;/e pi li stratilu populu avanza,/ l’Immaculata, matri di climenza, prigannu cu gran fidi e gran custanza./ In paradisu si tinni l’udienza/ e trabuccatu avia la nostra vranza; Maria la cancillau dda gran sintenza,/ ca pri li piccaturi ‘un c’era spranza».
Evidentemente non possiamo condividere la tesi del nostro caro poeta sulle cause di una epidemia come quella di allora e ancor meno come quella che adesso sta angustiando l’umanità dell’intero Pianeta. Perché la scienza ci ha dato abbastanza elementi per potere risalire alle vere cause di siffatti mali. Ma la sua fede nel sicuro intervento della Madonna in nostro favore, questa sì.
Perché ce ne danno conferma le sue apparizioni indubitabilmente accertate e canonicamente riconosciute dalla Chiesa. Qual è quella di Lourdes, della quale abbiamo potuto riscontrare un segno anticipatore proprio vicino al nostro paese: a Termini Imerese, dove per caso è caduta sotto i nostri occhi una lapide muraria con quella sorprendente identità rivelata dalla Vergine a Bernadetta.
Una lapide – quella qui allegata – che stranamente non ha avuto un congruo riscontro di interesse da parte di quelli che hanno potuto leggere quel paio di articoli da me pubblicati nel tempo passato su mistretta.eu e su cefalunews.net.
Non penso, però, che si tratti di cosa di poco conto: prima perché sul lato storico è un documento della probabile esistenza di un monastero francescano in quel punto di Termini Imerese (all’inizio della lunga gradinata che porta su a Termini Alta) dove adesso vi è un aggregato piuttosto fitto di case; e poi perché, in un territorio come il nostro di robusta tradizione religiosa, non dovrebbe essere di poco conto sapere che in questi luoghi il culto della Madonna fiorisse sotto quel titolo che Lei scrisse sul suo biglietto da visita nell’apparizione alla umile fanciulla di Lourdes, dopo che il Pontefice romano ne aveva sancito il dogma nel 1854.
Del ritrovamento della lapide sarebbe stato certamente entusiasta l’umile poeta cefalutano Carmine Papa, il quale nell’ode a “L’immaculatu concepimento di Maria a lu 1854”, dà una lezione sul secolare dibattito riguardo al dogma proclamato da Pio IX, dimostrando una cultura religiosa di buon livello, a testimonianza della formazione catechistica del ceto, popolare e contadino, di sua appartenenza.
Come dimostra, tra l’altro, la citazione di Giovanni Duns Scoto (1266-1308), di cui loda il “gran talentu finu”, dimostrando così di essere al corrente della fama e del motivo per il quale questi era soprannominato Doctor Subtilis; che era – come è risaputo – quello della sua straordinaria abilità dialettica. Motivo per il quale gli è valso il riconoscimento dei papi Paolo VI e Giovanni Paolo II, che ne hanno riconosciuto ed apprezzato l’imprescindibile apporto alla dottrina sull’Immacolata Concezione.
Tanto che l’uno ebbe a definirlo “Dottore Sottile e Mariano” e l’altro, che ne confermò il culto come beato nel 1993, gli diede il titolo di “Dottore dell’Immacolata”.
Il beato Giovanni Duns Scoto è rappresentante sommo per l’ordine francescano della corrente filosofica della Scolastica, in parallelo al più conosciuto San Tommaso d’Aquino, appartenente all’ordine domenicano.
I due sono rappresentanti, per mantenerci sul filo del nostro discorso, dei due ordini, il francescano e il domenicano, che animarono principalmente, a volte non collimando nell’opinione, il dibattito sull’Immacolata Concezione della Madonna, finché il Papa non chiuse definitivamente la vertenza con un annuncio che, per chi crede, avrebbe avuto la conferma autorevolissima della Vergine in persona.
Non ci è dato di capire se la dicitura della lapide contenga pienamente il contenuto del dogma dell’Immacolata Concezione o si riferisca soltanto al parto verginale della Madre Santa. Né possiamo disquisire sul merito di tanta questione, che esige dottrina teologica e competenza storica, in ordine alle quali non sarebbe inutile conoscere la provenienza della stessa lapide.
Non è, tuttavia, di poco conto il dato di fatto che sulla parete di un’abitazione popolare del centro storico di Termini Imerese si possa leggere il richiamo (datato al 1647) a un dogma che la Chiesa avrebbe proclamato ben due secoli dopo l’iscrizione che lo contiene.
Conoscere la provenienza della lapide potrebbe servire a sciogliere il nodo dell’apporto della chiesa di Sicilia al dibattito allora in corso su una questione fondamentale per la fede cattolica.
Purtroppo, in un’epoca di secolarismo crescente come la nostra un tale rebus non potrà essere considerato meritevole di scioglimento.
Ma non è certamente una banale curiosità sapere come e perché proprio su una parete come quella sopraindicata ci sia la memoria di un dato storico e culturale così importante per il futuro dell’Europa cristiana.
A cura di Giuseppe Terregino