L’Abbazia di San Giorgio frutto della pace tra Papa e Re

La domanda che sempre ci siamo fatti, quelli che in un modo o nell’altro ci siamo interessati della Chiesa di San Giorgio (per usare la denominazione corrente tra i compaesani di Gratteri), è stata: come mai l’insediamento di un ordine monastico così lontano da noi nel nostro territorio?

Il motivo oggi può essere ragionevolmente conosciuto, stante la convergenza, nel progetto di un’opera come quella in questione, di diversi fattori attinenti ai protagonisti della realizzazione di essa. Protagonisti che vanno ricercati tra i due Ruggero, rispettivamente re di Sicilia e Duca di Puglia, padre e figlio primogenito, e il pontefice romano legittimo (Innocenzo II).

Non tra altri, né predecessori né successori, se si tiene conto del fatto non trascurabile che «l’ordine premostratense venne approvato da papa Onorio II con la bolla Apostolicae disciplinae del 19 maggio 1126» e il Papa Innocenzo II, che – come vedremo – ne sostenne l’insediamento nel nostro territorio, avrebbe lasciato questa terra nel 1143 . Il che fa ben a ragione ritenere più che probabile la data intorno al 1140 della fondazione dell’Abbazia. Dato, inoltre, che prima né il Duca Ruggero né Innocenzo II potevano essere concordi nel dare inizio a un’opera del genere.

Tra loro, anzi, c’era un conflitto piuttosto aspro riguardante il possesso dei territori dell’Italia meridionale di conquista normanna, che il Papa di Roma non intendeva lasciare nel dominio di Ruggero II, stante il fatto che questi aveva sostenuto dal 1130 (data della elezione) al 1138 l’antipapa Anacleto II, dal quale egli aveva ottenuto l’incoronazione regia.


Solo dopo la vittoria di Ruggero a Galluccio sul Garigliano, col successivo trattato di pace di Mignano, nel luglio del 1139, Papa e Re tornarono concordi nel rispetto degli obblighi reciproci legati alla dipendenza feudale del secondo, investito per altro della Apostolica Legazia ereditata dal genitore Conte Ruggero. In ragione del fatto che col detto trattato – come sottolinea lo storico T. di Carpegna Falconieri – «Ruggero II, dietro prestazione dell’omaggio feudale e il versamento di un censo annuo, si vide riconosciuto il dominio sulla Sicilia e il titolo di re, mentre i suoi due figli ebbero il Ducato di Puglia e il Principato di Capua».

Questo fatto confermerebbe, se ce ne fosse  bisogno, quanto dicono il Passafiume (De origine ecclesiae cephaleditanae, Venezia 1645) e lo storico premonstratense N. Backmund (Monasticon Praemonstratense, Staubing 1952) circa la fondazione del cenobio in discorso: secondo l’uno, «fondato e dotato dal Duca Ruggero, come si legge nel diploma dato a Palermo dal Re di Sicilia Tancredi nell’anno 1190»; e secondo l’altro, «fondato intorno all’anno 1140 da Ruggero, figlio primogenito dell’omonimo re di Sicilia».

Ma il punto cruciale della vicenda, a sostegno della nostra tesi, sta nell’insediamento in loco dell’ordine monastico fondato da San Norberto di Xanten. Per un duplice motivo: perché si trattava di clero regolare, che rientrava nelle preferenze di Innocenzo II riguardo alla sua fiducia di fedeltà alla sede apostolica romana; e poi perché San Noberto gli era stato sempre vicino nel suo contrasto con Anacleto, che solo la morte riuscì a estromettere dalla sede papale di Roma.

«Norberto di Xanten – dice in proposito T. di Carpegna – e Bernardo di Chiaravalle, due tra le figure più imponenti del XII secolo, furono i fieri sostenitori di Innocenzo II. … E se da parte del papa non furono lesinati aiuti e privilegi, è vero anche che il riconoscimento universale di I. II e la sua vittoria finale su Anacleto sono da ascrivere principalmente all’operato di Norberto e Bernardo».

Di questo abbiamo detto già abbastanza in precedenti note, pure su questo sito. Qui ci preme solo mettere in evidenza come i fatti sopra esposti concorrono a rendere il rudere della Chiesa di San Giorgio un documento storico di grande importanza, giacché la data della sua costruzione rappresenta un punto di svolta cruciale nel Cammino dei Normanni in Sicilia.

Sarà, infatti, dopo il trattato di pace di Mignano che il regno di Ruggero II, canonicamente riconosciuto dal Papa, avrà, anche grazie all’ampliamento territoriale sancito dallo stesso, quella preminenza nell’area mediterranea di vera e propria potenza antagonista di Bisanzio. In virtù proprio della pacificazione di cui nel titolo di questa nota.

Rubrica a cura di Giuseppe Terregino

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