Il regale cenobio dei Premostratensi a Gratteri

Ho letto con piacere la recente nota su madonielive riguardante “I misteri di Gratteri nell’antologia dei borghi d’Italia”. L’articolo su Gratteri sarà senz’altro interessante dato il contesto in cui risulta inserito e il prestigio dell’autore come scrittore e cultore di storia patria. Una storia che egli rivive in se stesso come si evince da qualche leziosità stilistica quale la specificazione “dei crateri” accanto al nome di San Giorgio.

Aggiungo pertanto i miei complimenti a quelli dei compaesani che hanno avuto la fortuna di presenziare alla presentazione del volume.

Una piccola obiezione però mi sembra opportuno farla. Si tratta della frase attinente alla “occulta abbazia di San Giorgio dei Crateri, un misterioso cenobio affidato a insoliti monaci francesi, che in Sicilia ebbero il loro unico monastero agli albori dell’anno Mille”. Nella quale mi sembrano un tantino esagerati  gli aggettivi  “occulta” in riferimento all’abbazia  e “misterioso” riferito al cenobio dei premonstratensi, nonché l’attributo di “insoliti” affibbiato ai medesimi monaci.

Perché l’abbazia non fu mai occulta se a farla costruire fu intorno al 1140 l’allora Duca di Puglia, destinato a succedere a Ruggero II nel trono di Sicilia qualora non avesse preceduto il padre nella scomparsa da questa terra. Né l’ordine dei premonstratensi poteva dirsi misterioso, come non lo era il suo fondatore, San Norberto di Xanten, Il quale ebbe un ruolo importantissimo, in un momento di frammentazione della chiesa di Roma, nella  fedeltà delle comunità dell’Europa settentrionale al legittimo pontefice romano, che era Innocenzo II, impedito a mettere piede nella sua sede apostolica dall’antipapa Anacleto II. Al quale pontefice Innocenzo sembra potersi attribuire con ogni probabilità l’insediamento dei premostratensi nella nuova Abbazia.


Di questa vicenda ci siamo occupati in due note su gratteri.org  tra luglio e agosto 2018:

Due note dettagliatamente e fondatamente descrittive, sulla base di incontestabili documenti storici.

Del caso della nostra Abbazia abbiamo fatto anche una segnalazione al Touring Club nel numero di aprile 2019 della rivista Touring, come può leggersi nella fotocopia:

Onde, in un momento in cui i nostri modesti appelli, grazie all’impegno dell’Amministrazione comunale, sembrano aver  trovato ascolto, come testimoniano i lavori di restauro in corso, mentre una comunicazione ricevuta accidentalmente in via e-mail ci ha segnalato l’interesse dell’Accademia alle Belle Arti di Palermo verso i resti dell’Abbazia in argomento, ci sembra quasi un declassamento degli stessi al ruolo di un rudere di ignota origine e di interesse genericamente archeologico il ricordarli come i resti di una occulta abbazia, cancellandone l’importanza sul lato della storia, che va ben al di là di quella propria della Sicilia, se è vero – come è vero – che oltre al fatto per cui sotto il regno di Ruggero II la nostra isola assurse al ruolo di potenza mediterranea, col più famoso dei suoi successori (Federico II di Svevia) fu al centro di un movimento di dimensione europea.

Solo da questo motivo è dettata la presente nota, che non vuole minimamente scalfire l’importanza e il pregio  dell’Antologia di cui si è detto all’inizio. Del cui pregio fanno fede l’autorevolezza del gruppo degli studiosi che l’hanno compilata, nonché il prestigio universalmente riconosciuto dell’Editore.

A cura di Giuseppe Terregino

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