Dal panorama alla memoria – Estate di San Martino

Estate di San Martino

Solo qualche frammento
di nuvola errante
e poi azzurro,
tanto azzurro,
in cielo stamattina.

Limpida è la marina.
Il serbatoio dell’acqua
sulla cresta del colle
nel posto che già fu
dell’antico castello
e un poco più giù
la vecchia matrice
si godono un tiepido
raggio di sole
dell’estate di San Martino.

Nell’aria tersa
e cristallina
nitido
svetta il campanile.

Io guardo
dalla mia finestra
e sorseggio
lentamente
questo fresco
tenero
inebriante
azzurro di novembre.


Penso all’estate andata
– oh, la bionda estate calda –,
all’inverno che verrà,
nuvoloso e freddo,
e sogno i prati
soffici,
verdi,
trapunti di corolle
della primavera.

Giuseppe Terregino
(1969)

Questa terna di nugae, per dirla con Orazio, che proprio a cose inutili pensava quando venne intercettato da un sedicente poeta, vuole essere un omaggio, e niente più di questo, al mio paese d’origine sulla linea di quella memoria nutrita di sogni, speranze e quant’altro una fantasia giovanile può inseguire andando oltre l’orizzonte spazio-temporale dell’età “novella”.

L’età matura, pur con tutto il carico delle delusioni raccolte, non è riuscita a cancellare la tenerezza del ricordo di quel mondo in cui il sole, il cielo, la terra e, in lontananza, il mare avevano colori e sembianze ammiccanti e confortevoli. Ed eccomi quindi a spulciare tra le carte le annotazioni che si riferiscono a quei luoghi dove il ricordo si posa con serenante nostalgia e commossa gratitudine.

So che si tratta di povere cose. Che pubblico tuttavia, nella speranza di una condivisione affettiva verso i luoghi della mia memoria anche da parte di chi, pur non avendo vissuto le mie esperienze, li sente prossimi a quelli del suo mondo esistenziale.

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