Aprile al Getsemani

Aprile al Getsemani

Era di queste sere
al Getsemani
la voce che invocava:
“Padre passi
da me quel calice
di fiele”

Fredda la notte,
e attonita la luna,
di candida pienezza
tondeggiante,
vegliava sulla veglia
dello strazio.

Torpida la mesta compagnia,
solo nell’abbandono
l’Innocente
ansante trasudava
sangue ed acqua.

Sentiva già la folla
nel delirio
ebbra di peccato
e di violenza
gridare: “crucifige,
crucifige”.


Provava nello
spasimo dell’ora
il tremito supremo
del supplizio.

E sulle labbra smunte
soltanto una preghiera:
“Abba perdona”

Giuseppe Terregino
(1984)

Le rappresentazioni sacre dei giorni che precedono la Pasqua di Resurrezione sono certamente encomiabili e degne di essere seguite quando coinvolgono gli astanti in una intensa empatia col Cristo sofferente. Ma anche le più riuscite di esse difficilmente riescono a trasmettere il patos di un evento unico e irripetibile qual è stato il sacrificio del Figlio di Dio. Non c’è, infatti, mistero più grande e perciò più inenarrabile di questo.

Tanto che Gesù stesso, come uomo, si mostrò per un momento incapace di comprenderne la ragione. Fino a sudare sangue nello sforzo di capire il perché di una così grande contraddizione tra l’amore immensurabile del Padre e il prezzo che gli si chiedeva di pagare come scotto del peccato non suo, ma dell’umanità che per suo mezzo veniva salvata. Mistero di un amore senza limiti, che si fa vittima sacrificale nel Figlio prediletto perché la morte discendente dal peccato umano fosse cancellata dal destino dell’umanità rappacificata con se stessa nell’empatia con il Redentore.

Questo il segreto che il Cristo volle condividere al Getsemani coi tre, Pietro, Giacomo e Giovanni, ai quali il Padre aveva rivelato la sua vera natura trascendente nella folgorante Trasfigurazione sul monte Tabor. Un segreto adesso, nell’ora del supplizio, sussurrato in modo enigmatico, che tale sarebbe rimasto nei secoli. Difficile da tradursi in parole.

E ancor più difficile da essere sceneggiato nelle rappresentazioni sacre della Settimana Santa. Ecco allora l’invito a cercare un angolo recondito della propria esistenza per cogliere nell’eco delle parole pronunciate da Gesù nell’Orto degli Ulivi un qualche indizio della verità che esse racchiudono.

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