A mia madre

A mia Madre

Tutti i poeti cantarono il tuo nome,
soave parola discesa dal cielo

col coro degli angeli buoni,
dolce sussurro di bimbi
vestiti di bianco,
tra candide lenzuola di lino
profumate del tuo odore di giglio.
Quando bacio la tua mano
rinsecchita dal tempo e dagli affanni,
una vampa di beatitudine
m’invade, e risuonano
nel mio cuore di fanciullo
le dolci melodie che mi cantavi
per spegnere il mio pianto innocente.
Ora tu asciughi col tuo sorriso
le lacrime della mia viltà
di uomo che teme il dolore,
sale e conforto della tua
faticata esistenza di madre
che sola portasti sul cuore
la pesante pietra del sepolcro
che con le ossa adorate rinserrò
i nostri facili sogni infantili.
Tu spezzasti le catene del bisogno
e nel deserto della disperazione
coltivasti i fiori della speranza.
Grazie, tante grazie,
o mia dolcissima madre.

Giuseppe Terregino  (1968)

Un otto marzo in stile gratterese

In un momento di dubbio sul ruolo femminile nella società, soprattutto quando se ne rivendica la maggiore presenza possibile nel mondo del lavoro e nelle istituzioni, mi pare doveroso, al di là di ogni ideologia, esaltarne quella funzione non surrogabile né mercificabile qual è per l’appunto la maternità, intesa come valore affettivo senza pari e risorsa esistenziale senza confronti.

Tanto che la stessa Bibbia quando deve paragonare l’amore divino al più alto livello umanamente concepibile ricorre proprio alla similitudine di questo Amore con quello di una madre.


Il prossimo otto marzo ci chiama a testimoniare il nostro omaggio a tale figura umana, senza la quale l’umanità sarebbe, oltre che sterile e priva di futuro, anche triste e insignificante come lo era Adamo prima della creazione di Eva, tanto che il Signore Iddio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: io gli farò un aiuto simile a lui”. E così fece per il bene e la prosecuzione del genere umano nei secoli dei secoli.

Ora si fanno discorsi di ogni genere sul ruolo femminile, con risposte differenziate a seconda del punto di vista ideologico. Io mi limito a richiamare alla mia memoria e a quella dei miei compaesani il comune sentimento nei confronti della figura materna.

E lo faccio con una modesta composizione dettatami da questo comune sentire, per cui la singolarità del personaggio diventa simbolo di tutto ciò che ognuno di noi ha provato per la madre propria in termini di riconoscenza e di affetto.

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